Chi di noi non ha mai bevuto una bella tazzona calda di latte e miele? Chi non ha mai fatto colazione con un caffè latte o con un cappuccino? Siamo cresciuti con la convinzione che il latte vaccino sia uno degli alimenti basilari e più sani della nostra alimentazione: lo sentiamo tutt’oggi sui giornali, in televisione, dal nostro medico di fiducia, dagli amici e da molte altri fonti più o meno attendibili; ma siamo proprio sicuri che faccia così tanto bene? Sempre più studi sembrano smentire questa credenza ormai instaurata.
Secondo voi nel regno animale, di cui facciamo parte, quanti animali si nutrono di latte dopo lo svezzamento, in età adulta? E quanti anche da cuccioli si nutrono istintivamente di latte di altri animali?
La risposta è semplice: solo l’uomo!
Il solo fatto che la mamma ne produca solo per un periodo limitato del tempo dovrebbe farci riflettere molto, la natura non fa mai le cose tanto per fare.
Se andiamo ad analizzare e confrontare il latte vaccino con quello materno troviamo che la composizione chimica dei due è completamente diversa. Il primo ha il triplo del calcio, ma anche delle proteine (del quale solo il 50% è utilizzabile dall’uomo), ha un concentrato di lattosio inferiore, ma molto più colesterolo e grassi saturi (che possono portare problemi come l’arterosclerosi). Inoltre non è un semplice alimento come la carne o le uova, ma è un concentrato di messaggeri biochimici diversi per ogni animale e selezionati da e per l’evoluzione di ogni specie.
Come in ogni cosa dove l’uomo può metterci le mani, specialmente se può farci “qualche soldo”, anche la produzione intensiva di latte porta grandi problematiche: quello commerciale (non di malga per intenderci) è ricco di ormoni dello stress (le mucche non pascolano libere e non mangiano erba) e di ormoni e antibiotici aggiunti dall’uomo per aumentare sempre più la produzione (e per non far morire la bestia troppo in fretta).
Il problema è quindi che queste sostanze vengono introdotte in questo modo nel nostro corpo!
Alimentazione
Il latte come alimento è una materia di studio ormai da anni, e vedendo l’immenso numero di pubblicazioni, studi, articoli correlati a “il latte fa male”, si può dire con sicurezza che dei dubbi non ancora scientificamente provati ci sono. Quel che è certo è che ci hanno dato da bere molte cose, prima tra tutte il fatto che il latte faccia bene alle ossa (ancora oggi nelle pubblicità).
Il latte quindi non è certo l’unica, né la migliore, fonte di calcio e il suo consumo porta con sé molti svantaggi. Di seguito sono elencati alcuni problemi correlati al consumo di latte in adulti e bambini.
- Carenza di ferro: il latte ha un bassissimo contenuto di ferro (0.2 mg/100 mg di latte), e per riuscire a raggiungere la dose di ferro raccomandata di 15 mg al giorno, un bambino dovrebbe bere 7.5 litri di latte. In aggiunta, il latte è responsabile di perdite di sangue dal tratto intestinale, che contribuiscono a ridurre i depositi di ferro dell’organismo.
- Diabete Mellito: su 142 bambini diabetici presi in esame in uno studio, il 100% presentava nel sangue livelli elevati di un anticorpo contro una proteina del latte vaccino. Si ritiene che questi anticorpi siano gli stessi che distruggono anche le cellule pancreatiche produttrici di insulina.
- Calcio: la verdura a foglia verde, come gli spinaci, la cicoria, la rucola, il radicchio, ecc., è una fonte di calcio altrettanto valida, se non addirittura migliore, del latte.
- Contenuto di grassi: ad eccezione del latte scremato, il latte e i prodotti di sua derivazione sono ricchi di grassi saturi e colesterolo, che favoriscono l’insorgenza di arteriosclerosi.
- Contaminanti: il latte viene frequentemente contaminato con antibiotici, ormoni della crescita, oltre che con gli erbicidi e i pesticidi veicolati dal foraggio. Inoltre i trattamenti di sterilizzazione permettono in realtà la sopravvivenza nel latte di germi, e la Direttiva Europea 92/46/CE stabilisce un limite non superiore ai 100 mila germi per mL. La stessa Direttiva ammette anche un contenuto non superiore a 400 mila per mL di “cellule somatiche”, il cui nome comune è “pus”.
- Lattosio: molti soggetti asiatici o africani sono incapaci di digerire lo zucchero del latte, il lattosio, con conseguenti coliche addominali, gas e diarrea. Il lattosio, poi, se viene digerito, libera il galattosio, un monosaccaride che è stato messo in relazione con il tumore dell’ovaio.
- Allergie: il latte è uno dei maggiori responsabili di allergie alimentari: durante la sua digestione, vengono rilasciati oltre 100 antigeni (sostanze che innescano le allergie). Spesso i sintomi sono subdoli e non vengono attribuiti direttamente al consumo di latte, ma molte persone affette da asma, rinite allergica, artrite reumatoide, migliorano smettendo di assumere latticini.
- Coliche del lattante: le proteine del latte causano coliche addominali, un problema che affligge un lattante su cinque, perché se la madre assume latticini, le proteine del latte vaccino passano nel latte materno. In 1/3 dei lattanti al seno affetti da coliche, i sintomi sono scomparsi dopo che la madre ha smesso di assumere questi cibi.
fonte: iobenessere.it e infolatte.it