Con il termine dislipidemia o iperlipoproteinemia si intende l’alterazione della quantità di grassi o lipidi normalmente presenti nel sangue.
Clinicamente, un segno comune delle dislipidemie è la presenza di depositi di grasso nel tessuto sottocutaneo, chiamati xantomi. Essi si localizzano maggiormente ai tendini, soprattutto a livello dei gomiti, od in sede parapalpebrale; oppure sono situati in zone d’appoggio del corpo. In quest’ultimo caso i grassi in eccesso sono prevalentemente trigliceridi.
Come regola generale si parla di iperlipoproteinemia quando il colesterolo plasmatico è superiore a 180-200mg/dl e quando i trigliceridi sono superiori a 200mg/dl.
Ricordiamo che le principali funzioni dei lipidi sono:
- riserva energetica
- protezione meccanica per alcuni organi
- strato isolante dal punto di vista termico
Un eccesso di lipidi può portare l’insorgenza di quadri dislipidemici che a loro volta sono importanti fattori di rischio nello sviluppo di patologie cardiovascolari.
Fattori di rischio sicuri
- Età (uomini > 45anni, donne > 55anni)
- Sesso (l’uomo ha una maggiore probabilità di ammalarsi, anche se attualmente le differenze stanno scomparendo)
- Ipercolesterolemia (LDL)
- Ipertensione arteriosa
- Fumo di sigarette
- Diabete
Fattori di rischio probabili
- Obesità
- Ipertrigliceridemia
- Scarsa attività fisica
Classificazione delle dislipidemie
Le dislipidemie vengono classificate in base alla classificazione di Frederickson, basata sull’individuazione delle frazioni lipoproteiche aumentate:
- Iperlipoproteinemia di tipo I: aumento dei chilomicroni, cioè aumento dei trigliceridi provenienti dalla dieta
- Iperlipoproteinemia di tipo II a: aumento delle LDL, quindi del colesterolo
- Iperlipoproteinemia di tipo II b: aumento delle LDL e delle VLDL, quindi sia del colesterolo che dei trigliceridi
- Iperlipidemia di tipo III: aumento del colesterolo e dei trigliceridi totali, non accompagnato dall’aumento di lipoproteine
- Iperlipoproteinemia di tipo IV: aumento delle VLDL e quindi dei trigliceridi, provenienti dal metabolismo dei carboidrati
- Iperlipoprotidemia di tipo V: aumento dei chilomicroni e delle VLDL, quindi dei trigliceridi provenienti dalla dieta e da quelli sintetizzati a partire dai carboidrati a livello del fegato
Più recentemente, è stata proposta una classificazione basata sulla causa delle alterazioni lipoproteiche.
E’ stato dimostrato, ed è ormai conoscenza diffusa, che un elevato livello di colesterolo plasmatico rappresenta una delle cause di insorgenza dell’aterosclerosi, cioè l’ispessimento localizzato delle pareti delle arterie (endotelio ). Ciò può provocare l’insorgenza di molte patologie, tra le quali le più note sono l’infarto cardiaco e l’ictus cerebrale. L’aterosclerosi è una situazione morbosa in cui la parete dei vasi è ispessita per la deposizione di grassi. Le manifestazioni cliniche sono legate al restringimento dei vasi colpiti con conseguente ridotto flusso di sangue e minore apporto di ossigeno. La ridotta ossigenazione dei tessuti viene detta ischemia . Il danno provocato dipende dalla dimensione dei tessuti colpiti e dalla possibilità di formare circoli collaterali, cioè nuovi vasi che possano supplire al ridotto apporto di sangue, nella sede colpita. Le sedi maggiormente colpite sono principalmente le coronarie, l’aorta, i vasi del circolo cerebrale (la cui espressione clinica è l’ictus cerebrale), i vasi del rene e degli arti inferiori, l’apparato gastroenterico.
L’importanza dell’alimentazione nel processo aterosclerotico
L’introduzione di cibi ricchi di colesterolo nell’alimentazione, in diverse specie di animali, ha indotto l’ipercolesterolemia e la formazione di placche aterosclerotiche. Il colesterolo è tra i principali elementi che costituiscono la placca aterosclerotica. Il livello di colesterolo plasmatico, la cui soglia di attenzione si attesta sui 180-200 mg/dl, è direttamente proporzionale all’insorgenza di malattie cardiovascolari. Il 60-75% del colesterolo è trasportato dalle proteine LDL e si è visto che questa frazione è importante nella formazione della placca aterosclerotica. Per questo motivo si ritiene che i livelli di LDL nel sangue siano direttamente correlati con il rischio cardiovascolare.
Prevenzione
I dati epidemiologi mostrano che la metà della popolazione dei Paesi industrializzati presenta dei livelli di LDL circolanti tali da predisporre all’insorgenza di aterosclerosi.
La multifattorialità della dislipidemia e la prevenzione delle patologie ad essa correlata determina più campi d’azione. L’igiene di vita è la forma di prevenzione primaria. Prevenzione primaria significa prevenire l’instaurarsi della malattia.
Ma cosa si intende per igiene di vita?
Significa attuare delle condotte di vita, che diventeranno abitudini da mantenere nel tempo, come misure di prevenzione all’insorgenza delle patologie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità è impegnata in tutto il mondo per promuovere l’educazione nelle scuole e nella persone a modelli di vita il cui fine è salvaguardare il proprio benessere psico-fisico. Questo significa fare dei programmi di educazione alimentare, insegnare a controllare e mantenere il proprio peso corporeo, promuovere l’attività fisica, sottolineare l’importanza dell’astensione da pericolose abitudini come l’assunzione eccessiva di alcolici, far comprendere i danni che provoca il fumo. Si sottolinea ancora che l’alimentazione deve essere povera di colesterolo e di grassi animali saturi, mentre si dovranno privilegiare i grassi insaturi, deve essere ricca di cereali, vegetali, legumi, frutta e fibre.
La sedentarietà è un’importante fattore di rischio!
Purtroppo il nostro tipo di vita costringe l’organismo a lunghi periodi di inattività fisica. Condurre un’attività fisica richiede un grande sforzo di volontà e sacrifici che ci ripagheranno nel tempo. L’esercizio fisico aerobico aumenta la frazione lipoproteica HDL del 10%, riduce i trigliceridi di circa il 30% e gli acidi grassi, riduce i livelli di fibrinogeno, ha effetti benefici sull’ipertensione arteriosa lieve. E’ largamente dimostrato che praticare attività sportiva in maniera costante riduce il rischio di mortalità cardiovascolare. D’altra parte un bambino sedentario che aumenterà di peso, ha un’alta probabilità di diventare un adulto obeso.
In presenza di dislipidemia, non è sempre sufficiente seguire le regole sopra indicate, ma sarà necessario, come nel caso delle dislipidemie familiari (di origine genetica), intervenire con sostanze farmacologiche. E’ bene comunque sottolineare che una alimentazione corretta rende meno “cattive” persino le forme ereditarie.